Io come il foie gras

a cura di Florinda Barbuto

Sai come si produce il foie gras?

Il foie gras, che in italiano si tradurrebbe come fegato grasso, è un piatto tipico francese a base di fegato d'oca o d'anatra.

Il foie gras si ottiene nutrendo gli animali imprigionati con enormi razioni di mais che vengono inserite direttamente nello stomaco mediante un lungo tubo metallico. Questo trattamento si chiama gavage. A subirlo sono i pulcini maschi di oche ed anatre, poiché generalmente le femmine vengono uccise appena nate, a causa del loro fegato considerato di qualità inferiore. Oltre all’alimentazione forzata, i problemi legati al foie gras risiedono anche nelle condizioni di allevamento di questi animali. Anatre ed oche sono ancora oggi confinati in gabbie, spesso con pavimentazione fessurata e senza arricchimenti. (Fonte: animalequality.it)

Una società che alleva anatre e oche

Non ci soffermiamo qui su questa pratica disumana, invitando tutti a seguire le associazioni animaliste che si battono contro di esse, tra cui per esempio Animal Equality.

La riflessione che vorremmo condividere con voi è centrata su noi umani. Su come la nostra società ci ingozzi per ottenere tanti fegati grassi e menti vuote. Un processo diffuso in cui si perseguono vari e insani obiettivi: l'omologazione, l'esasperazione di principi e valori di una povertà inaudita, definizione di priorità che nulla hanno a che vedere con il benessere delle persone. Solo per citarne alcuni.

L'invito è a fermarsi un attimo e ad osservare questi enormi tubi con cui veniamo tutti forzatamente nutriti. Proviamo ad allontanarli un attimo da noi e a porci qualche domanda. Per esempio, ho davvero bisogno di un cellulare sempre più avanzato che di nulla cambia rispetto al precedente? Ed è davvero più interessante scattare una foto da pubblicare su un social che guardare negli occhi la persona che ho di fronte? Lavorare duro per un bonus che (forse) arriverà a fine anno è più importante che dedicarsi del tempo? Correre e faticare per avere una casa più grande, una macchina più potente, vestiti più nuovi è più sensato che regalarsi il tempo di un viaggio, di una passeggiata, di una serata con gli amici o i nostri cari. In fondo, io cosa desidero, cosa mi piace davvero?

Essere consapevoli di ciò che si prova dentro di sé senza sentirsi sbagliati, è il passo fondamentale per essere padroni di se stessi.
A. Schopenhauer

Quando il problema è il sistema

Cambiamo un attimo prospettiva. Prima abbiamo parlato di quando il problema è la società che ci condiziona. Adesso vogliamo porre l'attenzione su un meccanismo diverso e che riguarda i tanti sistemi nei quali siamo inseriti.

Chiariamo cosa intendiamo per sistema. Un sistema è un tutto in cui i singoli elementi di cui è composto interagiscono in modo interdipendente, per cui il funzionamento di uno condiziona il funzionamento degli altri.

Il primo sistema in cui siamo inseriti sin dalla nascita è la nostra famiglia. Al suo interno ognuno gioca un suo ruolo, definendo copioni che si ripetono nel tempo. In questo l'Analisi Transazionale di Eric Berne ci offre grandi spunti di riflessione, dandoci strumenti per imparare a riconoscere questi giochi.

Cosa si intende per copione? Sin dalle prime interazioni nel nostro sistema famiglia apprendiamo un ruolo, caratterizzato da dinamiche disfunzionali e inconsapevoli che ripetiamo poi in tutti gli altri sistemi nei quali ci andiamo ad inserire. E il nostro ruolo è funzionale a quello degli altri protagonisti. Per cui, proprio come succede per le povere oche del foie gras, ogni sistema ci ingozza per far sì che noi manteniamo quel ruolo, quel personaggio, senza il quale il sistema stesso andrebbe in tilt.

Può capitare che tu abbia il ruolo del persecutore, di quello che viene additato sempre come il cattivo della situazione, oppure quello della vittima, che viene perseguitata da tutti e non può mai cavarsela da sola, o quello del salvatore, che deve sacrificare se stesso per difendere la vittima dal persecutore. Questo gioco a tre è quello che è conosciuto come il triangolo drammatico di Karpman.

Questo è probabilmente uno dei giochi relazionali più diffusi. Ma tanti altri possono caratterizzare i nostri copioni, all'interno dei nostri sistemi. 

Riconoscerli è fondamentale per smetterla di agire il nostro personaggio in modo inconsapevole e a nostro discapito, per poter finalmente sentirci liberi di agire in una modalità serena, non forzata e che sia funzionale ai nostri desideri e alle nostre aspirazioni.

Sono molto più di una,
sono una moltitudine.

M. Murgia

Quindi cosa posso fare?

Qualche piccola strategia può venirci in soccorso.

  1. Fermati, osservati, osserva il sistema e la società che ti circondano.
  2. Impara a riconoscere le stereotipie delle azioni che agisci in modo inconsapevole.
  3. Inizia a chiederti: perché agisci sempre in quel modo? è veramente quello che vuoi? è il frutto di una scelta?
  4. Ascoltati, ascolta i tuoi reali bisogni e desideri: cosa vuoi per te? come vorresti agire?
  5. Allenati a sperimentare nuovi ruoli e nuovi personaggi, diventando finalmente libero dai condizionamenti con cui sei cresciuto per poter finalmente essere il te stesso che vuoi essere, in tutte le tue versioni, diverse ogni volta che vuoi.

6. Impara a disobbedire

Un ultimo punto riguarda apre un discorso ancora più ampio. Questa riflessione risponde alla domanda: perché mai accettiamo di ripetere tanto a lungo copioni che ci fanno così tanto soffrire? In fondo nessuno ci costringe davvero. Nessuno ci minaccia. Cosa è allora che ci fa agire così?  È una forza ancora più importante, il ricatto emotivo che ci spinge ad essere compiacenti.

Michela Murgia lo descrive estremamente bene in questo suo monologo che vi invitiamo ad ascoltare. Riguarda le donne ma, a nostro avviso, descrive molto bene tutti i processi di manipolazione a cui possiamo essere sottoposti nella nostra infanzia.

Quello messo in luce da Michela Murgia richiama un altro concetto dell'Analisi Transazionale, ossia la spinta del Compiacimi, che insieme a Sforzati, Sbrigati, Sii forte e Sii perfetto condiziona lə bambinə nel corso del suo sviluppo.

La mia vita è cambiata quando ho deciso di smettere di essere la principessa Ginevra. [...]
E ho cominciato a essere più facilmente la Morgana,
strega o fata, dipende. [...]
Dipende dal giudizio di chi ti sta intorno.
Finché sei compiacente, finché sei obbediente, sei la fata Morgana [...]
Se invece decidi che quel potere lo vuoi per te,
che quell'energia la vuoi per i tuoi progetti,
che quel desiderio che senti dentro è a servizio dei tuoi sogni,
allora, improvvisamente diventi la strega. [...]
Non tutte vogliono essere chiamate streghe, perché all'essere chiamate streghe è collegato tutto uno strascico di paura, non amore, solitudine. [...]
Quello che mi hanno cercato di inculcare sin da quando ero piccola era la compiacenza e l'obbedienza. Essere una brava bambina, essere una personcina a modo, sorridere. [...]
Questa idea che ti deve assecondare e ti dice "Perché sennò mamma si dispiace".
Mamma si dispiace vuole dire: a mamma non piacerai più.
"E vuoi dare un dispiacere a babbo?"
Dispiacere: a babbo non piacerai più.
A nonna non piacerai più.
Io a tutti non piacevo quando ero piccola.
Avevo sempre questa preoccupazione di dover piacere o dispiacere.
Ed essendo nata in una famiglia cattolica, una volta esauriti i parenti, c'era Gesù.
"Non fare questo perché Gesù non vuole". [...]
Quindi immaginate quando una cresce così, che cosa le può succedere nella vita?
Dice: "No, io dovevo fare tutto bene. Io devo sempre dire di sì". [...]
Finché è stava vera questa cosa, le cose nella mia vita non hanno funzionato. [...]
Sono stata infelicissima. Ho fatto tutto quello che gli altri volevano e mai una volta quello che volevo io.
Quando ho cominciato a capire che, invece, se avessi detto dei no, se avessi accettato il rischio di dispiacere a tutti, a mamma, a nonna, anche a Gesù qualche volta, forse avrei potuto avvicinarmi un po' di più alla donna che potevo essere e scoprire finalmente quale era la donna che volevo essere. [...]
Ogni volta pensi che se non ti comporti come si aspettano, ti ameranno meno.
C'è una quota di premio emotivo. C'è proprio una premialità d'affetto che viene associata nell'educazione delle bambine alla loro obbedienza.
Se sei compiacente, se sei obbediente, sarai amata.
E tutti vogliamo essere amati nella vita. [...]
Posso lasciarvi un'eredità? Disobbedite! Rompete la regola.
Non fatevi mai dire che non sta bene quello che vi fa stare bene. Quello che vi fa stare bene. sta bene sempre. Se non sta bene a loro, è un problema loro.
Pagate il prezzo di essere impopolari, di sentirvi dare delle stronze, di sentirvi dare delle streghe, perché quello che si guadagna è infinitamente di maggior valore. [...]

Dovete piacervi, non compiacere.
M. Murgia

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Ho una malattia si chiama fantasia: porta quasi all'eresia è considerata pazzia…
Cappellaio Matto