PSY Ψ: il simbolo della Psicologia
La lettera PSY, che chiude l'acronimo FITPSY, è la 23a lettera dell'alfabeto greco in cui in lettere classiche è trascritta come Ψ. È il simbolo stesso della Psicologia, termine che deriva dal greco psyché (ψυχή = spirito, anima) e logos (λόγος = discorso, studio). Psicologia pertanto, letteralmente, viene definita come lo studio dell'anima, dalla cui iniziale Ψ prende anche il simbolo.
La nostra professione è stata istituita e disciplinata dalla Legge 56/89 sull'Ordinamento della professione di psicologo. Gli psicologi, sono iscritti all'Albo consultabile sul sito del Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi (CNOP) o sui siti dei singoli Ordini regionali.
La Psicoterapia (in inglese Psychotherapy) è una specializzazione della Psicologia o della Medicina. Quando la terapia è svolta individualmente, i colloqui durano, generalmente, 50 minuti; la cadenza è per lo più settimanale, talora bisettimanale, a seconda dell'approccio del terapeuta e degli obiettivi del paziente. La durata varia in base a moltissimi fattori, può andare da un percorso breve, di poche sedute, a percorsi lunghi, di anni. È possibile personalizzare il proprio percorso psicoterapeutico, integrando colloqui individuali, psicoterapia di gruppo ed esperienze immersive oltre che utilizzare questi strumenti per realizzare esperienze di team building e outdoor training.
Una, tante Psicologie
Molte sono le definizioni che vengono date della Psicologia, per lo più differenti in base all'approccio all'interno delle quali sono proposte. Proviamo a darne una breve panoramica rimandando a una più dettagliata per chi volesse approfondire.
Dire Psicologia oggi significa richiamare un vasto mondo scientifico, in cui attività empirica e pratica clinica si accrescono costantemente e reciprocamente disegnando una disciplina ricca, complessa e in continua evoluzione.
Precursori della Psicologia sono riconosciuti i filosofi greci tra cui Platone e Aristotele, che per primi si sono interrogati sul funzionamento della mente umana.
Conosciamo tutti Sigmund Freud, noto come il padre della psicoanalisi, che fu il primo a elaborare teorie e tecniche complesse non solo per spiegare il funzionamento umano ma anche per indagarlo e "correggerlo".
A partire da quello di Freud, si sono succeduti modelli che hanno sviluppato, ampliato e, in parte, messo in discussione il disegno originale. Di particolare rilievo e altrettanto noto Carl Gustav Jung, che diede vita alla Psicologia analitica. Il principale elemento di rottura rispetto al pensiero di Freud riguardava il superamento dell'idea che al centro del comportamento umano vi fosse l'istinto sessuale. Secondo Jung, invece, il comportamento della persona è condizionato non solo dalla sua storia ma anche dalla storia dell'essere umano in quanto tale.
Le Teorie Psicodinamiche contemporanee considerano ancora oggi le prime relazioni con le figure di accudimento l'elemento che condiziona maggiormente lo sviluppo della persona. Pertanto sono proprio queste prime relazioni a essere l'oggetto principale del percorso terapeutico. Caratteristiche di questo modello di intervento sono l'esplorazione e l'elaborazione del passato del paziente, il lavoro terapeutico attraverso la narrazione, la comprensione del materiale inconscio, il raggiungimento della consapevolezza e la ristrutturazione della personalità.
Anche se il modello psicodinamico è ancora oggi molto diffuso, nei primi del '900 vi si affiancò quello cognitivo-comportamentale. Secondo questo modello, la psicopatologia è una risposta di non adattamento all'ambiente che si manifesta in comportamenti osservabili, piuttosto che dinamiche intrapsichiche e inconsce, il cui cambiamento, attraverso il condizionamento e la manipolazione controllata, deve essere appunto l'obiettivo dell'attività terapeutica.
Quando si lavora con questo approccio, l'obiettivo diventa il cambiamento dei pensieri e dei comportamenti alla base della sintomatologia del paziente. All'uso della parola viene affiancata l'azione, non solo durante le sedute ma anche tra una seduta e l'altra, attraverso l'utilizzo degli homework (compiti a casa). I protocolli sono molto più strutturati; gli obiettivi terapeutici vengono definiti sin dall'inizio in modo più preciso, concreto e misurabile; il lavoro terapeutico è centrato prevalentemente sul presente.
Nella seconda metà del '900 apparve la Psicologia Umanistico-Esistenziale, considerata la Terza Forza della psicologia, in alternativa alle due, quella psicodinamica e quella cognitivo-comportamentale, allora dominanti. Questo modello appare rivoluzionario, proponendo una prospettiva innovativa nella comprensione dell'essere umano, delle psicopatologie e delle possibili strategie di intervento.
Pietra miliare della psicologia umanistica è indubbiamente Carl Rogers, con la sua Terapia Centrata sul Cliente. Centrale nel suo pensiero è il concetto di tendenza attualizzante, secondo cui tutti gli esseri umani sono spontaneamente orientati alla migliore realizzazione di sé. Una delle sue più note affermazioni, cui sono particolarmente legata, è: Il curioso paradosso è che quando mi accetto per come sono, allora posso cambiare. In questa affermazione viene sintetizzato il suo pensiero secondo cui ogni essere umano è destinato a realizzare a pieno le sue potenzialità, se solo gli viene data la possibilità e la libertà di esprimerle, attraverso un processo di accettazione incondizionata del suo essere.
Fritz Perls e la Psicoterapia della Gestalt rappresentano un'altra delle pietre miliari della Terza Forza, nonché altra guida preziosa per gli interventi terapeutici di FITPSY. Nella terapia gestaltica si lavora sul qui-ed-ora; si presta attenzione al come, all'osservazione del processo e di quello che il paziente esperisce, più che al perchè, ossia alla ricerca dell'eziologia; la relazione paziente-terapeuta e quella interna al gruppo terapeutico rappresentano il laboratorio in cui il paziente può fare esperienza per accrescere la sua consapevolezza e avviare un cambiamento autentico.
Particolarmente interessanti sono gli spunti che vengono dall'Analisi Transazionale, il cui fondatore è Eric Berne. Uno dei concetti centrali dell'Analisi Transazionale è quella dei copioni, piani di vita inconsci sviluppati nell'infanzia per adattarsi all'ambiente e che da adulti diventano limitanti e causa di sofferenza. Berne, tuttavia, attribuisce ampio riconoscimento al potere decisionale degli individui che, come hanno deciso nell'infanzia i propri copioni, possono, da adulti, decidere di cambiarli.
Una nota a parte merita la Psicologia di Comunità, il cui obiettivo è puntato sull'intreccio tra dimensione individuale e sociale. Secondo la Psicologia di Comunità, sviluppata in Italia da ricercatori quali Piero Amerio, Bruna Zani, Donata Francescato, infatti, i problemi psicologici sono strettamente connessi con quelli sociali. In quest'ottica, non solo il disagio e la sofferenza sono osservati tenendo conto dell'interazione tra sfera individuale e sociale ma anche e soprattutto le soluzioni al disagio, il superamento della sofferenza maturano in relazione all'intreccio di queste due dimensioni.
Verso l'integrazione
Quelli su elencati rappresentano solo una parte degli innumerevoli modelli che si sono succeduti e ancora oggi colorano il panorama della psicologia a livello internazionale.
Viene spontaneo chiedersi se esista un modello che sia o sia stato riscontrato essere migliore di un altro. In realtà già all'inizio del '900 fu proposto quello che fu definito il paradosso dell'equivalenza o verdetto di Dodo, secondo cui procedure tecniche differenti avrebbero un'eguale efficacia.
È all'interno di questa cornice che è stato sviluppato il movimento per l'integrazione delle psicoterapie, nato dall'esigenza degli psicoterapeuti di superare i limiti posti dalla rigida applicazione dei singoli orientamenti. Al suo interno si colloca il Modello Pluralistico Integrato al quale principalmente faccio riferimento con il mio approccio.