Ai miei nonni, ai miei zii, a Roberto, a Edoardo, a Nicolò, a Silvio, a Enzo, a Gastone, a Mariarosa, a Elivira, ad Alessandra, a Maura, a Lilliana, a Nick, alla mia maestra delle elementari, al fornaio con il cui pane sono cresciuta, e a tutte le foglie del mio giardino a cui penso sempre con un sorriso.
a cura di Florinda Barbuto
In questo articolo vorrei condividere con te una riflessione sul viaggio della vita, un percorso che può essere letto attraverso la metafora delle quattro stagioni.
Ogni stagione dell’esistenza è un ciclo, segnato da sfide, trasformazioni e conquiste. In questo e nei prossimi articoli, voglio esplorare queste stagioni, riflettendo sulle emozioni, sui significati profondi e sui cambiamenti che ciascuna porta con sé.
In questo, in particolare, desidero soffermarmi sull’autunno della vita, quel momento in cui iniziamo a confrontarci con i bilanci, i lutti e la caduta delle "foglie" del nostro albero esistenziale.
Il viaggio della vita attraverso le stagioni
La primavera rappresenta l’alba della vita: un’epoca di speranza e rinnovamento. È il tempo in cui si seminano sogni e si compiono i primi passi, spesso con fatica, incertezze e un entusiasmo che illumina il percorso. Come i germogli che rompono la terra, la primavera è fatta di tentativi, errori e coraggio.
L’estate, con il suo calore e la sua luce, è la stagione della pienezza. Nella vita, corrisponde alla giovinezza e all’età adulta, un periodo di crescita, conquiste e attività frenetica. È il tempo di investire su se stessi, sugli altri, e sul futuro, tra speranza, gioia e la fatica del costruire.
Poi arriva l’autunno, la stagione del bilancio e del cambiamento. Qui si raccolgono i frutti di ciò che è stato seminato e curato nelle stagioni precedenti, ma si affrontano anche le prime perdite. È il tempo in cui ci si guarda indietro con nostalgia, e si inizia a lasciare andare ciò che non può più essere trattenuto. Guardando all’orizzonte, cominciamo a intravedere l’inverno. Si fa spazio in noi la consapevolezza che la quiete definitiva è inevitabile e si avvicina, come un manto bianco che si prepara a ricoprire tutto.
Infine, l’inverno chiude il ciclo: è la stagione del riposo e della riflessione, in cui ci si spoglia di tutto ciò che non è essenziale. Pur portando con sé un senso di fine, l’inverno offre anche una profonda quiete, la possibilità di trovare pace e preparare il terreno per nuovi inizi.
L’autunno: il tempo della perdita e del ricordo
Tra tutte, l’autunno è forse la stagione più malinconica, un periodo in cui il tempo comincia a lasciare il suo segno. Le foglie iniziano a cadere, e con esse vengono meno sogni, progetti e, soprattutto, persone. Sempre più foglie si accumulano a terra, mentre quelle che restano sull’albero diventano meno numerose. Ciò che si perde comincia a superare ciò che resta.
I lutti si accumulano, e ogni perdita diventa una ferita che ci segna, ma che contribuisce a definire chi siamo. Ogni persona che perdiamo lascia un’impronta indelebile. Sono sicura che, sebbene il dolore sia immenso, è stato meglio aver vissuto quegli affetti e ora essere triste per averli perduti piuttosto che non averli vissuti. È un pensiero che consola, mentre accompagna la sensazione di camminare su un tappeto di ricordi: foglie gialle e rosse che adornano il sentiero della nostra esistenza.
Ogni foglia caduta è un momento vissuto, una mano che ci ha sfiorati, un sorriso che ci ha illuminati.
In ogni perdita, si cela una ricchezza di emozioni, che restano vive dentro di noi, e che rendono il nostro cammino più ricco e profondo. Ogni colore rappresenta una storia, ogni storia una vita che abbiamo incrociato. Camminiamo su queste foglie con gratitudine, ma anche con un senso di perdita che ci accompagna inevitabilmente.
I lutti nell’autunno della vita: trasformare il dolore in memoria preziosa
La morte delle persone care diventa una realtà sempre più presente con il passare degli anni. Non è mai semplice affrontare questa esperienza, perché ci obbliga a fare i conti con il tempo che scorre e con la nostra stessa finitezza. Tuttavia, nel dolore dei lutti si cela anche un invito alla riflessione e alla celebrazione: ciò che abbiamo perso è una testimonianza di ciò che abbiamo avuto.
Meglio averti avuto e perduto che non averti mai conosciuto.
Questo è il paradosso dell’autunno: un misto di nostalgia e pienezza, di sofferenza e gratitudine. Ogni perdita diventa parte del nostro bagaglio emotivo, uno strato che arricchisce il nostro sguardo sul mondo. Camminare su questo tappeto di foglie significa accettare la caducità della vita, trovando nella bellezza della memoria un conforto per il dolore.
Elaborare i rimpianti per dare nuova vita ai sogni non realizzati
Ma l’autunno della vita non ci parla solo di perdite. Ci invita anche a riconsiderare i progetti e i sogni che non abbiamo potuto realizzare, chiedendoci di trasformarli. Non tutti i nostri obiettivi troveranno compimento nella forma che avevamo immaginato, ma questo non significa che debbano svanire nel nulla. L’autunno ci insegna a rimodulare le aspettative, ad accettare ciò che non si può più fare e a dare nuova vita a ciò che è ancora possibile.
Non rimpiangere ciò che non è stato, ma chiediti cosa può ancora essere.
Rivedere i nostri obiettivi, trovare nuovi significati per ciò che non abbiamo completato e trarre forza da ciò che resta sono passi fondamentali per vivere l’autunno della vita con pienezza. Come insegna, ad esempio, Viktor Frankl nel suo libro Uno psicologo nei lager, sebbene non possiamo cambiare il passato, abbiamo sempre la libertà di dare un nuovo senso alle nostre esperienze. I rimpianti, come le foglie che cadono, ci parlano di ciò che abbiamo perso, ma possono anche diventare un richiamo a vivere il presente con maggiore consapevolezza e gratitudine, trasformando il dolore in un motore per nuovi sogni e progetti.
Far tesoro delle foglie del nostro giardino: tra memoria e nuovi inizi
Nel prossimo articolo esplorerò un’altra stagione della vita, ma per ora voglio lasciarti con un pensiero. Ogni foglia che cade non è solo una perdita, ma un dono che si aggiunge al tappeto della nostra memoria. Camminiamo su quel manto con delicatezza, sapendo che, in realtà, nulla di ciò che abbiamo amato scompare davvero.
Le persone che ci hanno lasciati continuano a vivere nei nostri cuori, in ciò che abbiamo imparato da loro, nei sorrisi che ci tornano alla mente. Nessuno smette di esistere finché continua a vivere nell’amore e nella stima di chi li ha conosciuti.
E anche i sogni che non abbiamo realizzato possono diventare semi per nuovi inizi.
L’autunno ci insegna che, sebbene le foglie cadano, il loro ricordo colora il nostro cammino e ci accompagna fino alla prossima stagione della vita.