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Io e le mie vertigini

a cura di Florinda Barbuto

Lì non vengo: ho le vertigini

Quelle che comunemente chiamiamo vertigini, quel capogiro che ci prende all'improvviso, è un qualcosa di estremamente complesso e dalle molteplici sfumature.

I possibili sintomi, le possibili cause

Quali sono i sintomi?

Chi soffre di vertigini descrive una sintomatologia varia che può essere caratterizzata da disorientamento spaziale, sensazione di mancanza di equilibrio o effettiva perdita di equilibrio, nausea, confusione mentale, intontimento.

Quali possono essere le cause?

Le cause possono essere molteplici. Parlarne con un professionista della salute può aiutare a effettuare una anamnesi che consenta di comprenderne la causa o i fattori scatenanti.

In alcuni casi le vertigini dipendono da problemi a carico dell'orecchio, possono essere la conseguenza di un'infezione virale o batterica, l'effetto di un trauma alla testa o di condizioni patologiche ancora più complesse. Non tratteremo qui di queste cause perchè non è quanto rientra nelle nostre competenze. In merito a questo ci limitiamo a esporre l'invito a rivolgersi ai dovuti specialisti per valutare la propria condizione specifica.

Acrofobia: quando la paura dell'altezza ci dà le vertigini

Abbiamo iniziato parlando di vertigini, quel senso di sentirsi persi che ci prende all'improvviso, a volte, magari solo una volta, magari troppo spesso. E abbiamo visto che quelle che, comunemente, chiamiamo vertigini possono essere tante cose, avere sintomi diversi e cause diverse.

Qui vogliamo concentrarci su un ambito specifico. Ossia quando le vertigini hanno a che fare con la normale, sana e naturale paura; o quando dipendono da una condizione o un disturbo d'ansia; oppure quando, all'estremo, dipendono da una fobia ben specifica, l'acrofobia, ossia la paura dell'altezza e dei piani alti.

Parlare di paura, ansia e fobia significa aprire il sipario su un mondo vastissimo. Per fortuna la quantità di pubblicazioni in tale ambito è altrettanto vasta da poter soddisfare tutti i gusti.

Proviamo a circoscrivere brevemente il problema di cui stiamo parlando.

Innanzitutto occorre distinguere questi tre concetti - paura, ansia, fobia - che, spesso, sono interconnessi o vengono riferiti insieme ma che non sono la stessa cosa.

La paura: un istinto, un problema o una guida

Partiamo dalla prima: la paura. La paura è una delle emozioni di base e, purtroppo, sulla quale - come d'altra parte su tutte le emozioni - c'è una grande ignoranza, nel senso più letterale del termine di ignorare, non conoscere.

Come funzionano le emozioni?

Di fronte a uno stimolo, interno (ad esempio, emerge un ricordo) o esterno a noi (ad esempio, una persona si rivolge a noi in modo aggressivo) si attiva la parte più istintiva del nostro cervello (il sistema limbico, detto anche cervello emotivo) che attiva il nostro corpo. Proviamo così delle sensazioni fisiche, ad esempio palpitazioni, irrigidimento, sudorazione. Tutte queste sensazioni vengono codificate rapidamente in una emozione che, istintivamente e velocemente, ci spinge all'azione, come l'attacco o la fuga.

Quando la paura diventa un problema?

Il funzionamento che abbiamo appena descritto è spontaneo, naturale, istintivo. Di per sè funziona sempre molto bene. Ma allora perchè le emozioni diventano un problema? Diventano un problema perchè siamo per lo più degli ignoranti emotivi, ossia non conosciamo le emozioni e il loro funzionamento, motivo per cui accade spesso che ce ne spaventiamo, siamo colti di sorpresa, non sappiamo cosa farcene. Molto più spesso e molto peggio è il caso in cui, per via di un condizionamento sociale e culturale, ci giudichiamo e critichiamo per quell'emozione. Hai presente frasi del tipo Non piangere, Non ti arrabbiare, Ma di cosa hai paura? Quante volte le hai sentite dire? Che tu ne sia o meno consapevole, tutte queste frasi, anzichè aiutarti a riconoscere e legittimare le tue emozioni, ti hanno portato a giudicarti e, per questo, a rinnegarle.

La paura è una reazione. Il coraggio è una decisione.
W. Churchill

Ma allora quale sarebbe la cosa giusta da fare?

Come si comporta chi ha sviluppato la sua intelligenza emotiva?

  1. Legittimare: è la prima regola fondamentale, non esistono emozioni giuste e sbagliate, tutte hanno diritto di esistere.
  2. Accogliere: che sia un ospite simpatico, ad esempio la gioia, o meno simpatico, ad esempio la paura, le emozioni vanno sempre accolte e mai rifiutate, cosa che otterrebbe l'effetto opposto di amplificarle.
  3. Ascoltare: una volta accettata la nostra emozione è fondamentale che ci accomodiamo con lei, ci mettiamo in ascolto e cerchiamo di capire cosa vuole comunicarci.
  4. Decodificare: è fondamentale che impariamo a riconoscere le emozioni e a capire quale messaggio ci stanno comunicando, ad esempio fai attenzione a un pericolo che hai di fronte.
  5. Valutare: una volta compreso il messaggio è indispensabile attivare la parte del cervello meno istintiva, quella deputata al pensiero logico e razionale (l'emisfero sinistro, il cervello razionale), per valutare quale è l'azione corretta da compiere e che non sempre corrisponde al suggerimento ricevuto, ad esempio potrei valutare che non c'è nessun pericolo se il leone dal quale ero stata spaventata è dietro una gabbia (l'unico ad essere in pericolo in questo caso è il leone e noi sadici lì a guardarlo ma questa è un'altra storia).
  6. Far decantare: quando il nostro corpo è attivato da un'emozione ha bisogno di tempo per ripristinare il suo equilibrio; è importante concederci, dunque, il tempo necessario affinchè ciò avvenga, oltre che agevolare questo processo con azioni adeguate, ad esempio, assumendo una posizione rilassata, distendendoci, facendo una passeggiata.

Torniamo alle nostre vertigini. In che modo quanto sinora esposto ci può essere d'aiuto? Vediamolo insieme:

  1. Legittimare: la paura, come tutte le emozioni, ha una funzione vitale per noi, ci preserva, ci mette in guarda dai possibili pericoli; anche se è una emozione poco piacevole ha una ragione di esistere e quella ragione è la nostra sopravvivenza.
  2. Accogliere: quando la paura si affaccia nel mio corpo la accolgo, con rispetto, come una grande e sincera amica consigliera, senza respingerla, giudicarla o soffocarla.
  3. Ascoltare: eccola la paura, la vedo, la sento, si manifesta con diversi segnali quali bocca secca, rizzarsi dei peli, palpitazioni, affanno, sudorazione, sudore freddo, motilità intestinale, tensione muscolare, paralisi.
  4. Decodificare: è arrivato il momento di dare un significato a tutto questo, cosa sta cercando di dirmi Paura, da quale pericolo mi sta mettendo in guardia?
  5. Valutare: mi trovo vicino a un burrone, Paura mi dice di fare attenzione perchè potrei cadere e farmi male, probabilmente non avevo visto i cartelli che mi avvisavano di non oltrepassare la recinzione, decido pertanto di fare qualche passo indietro e mettermi in sicurezza; oppure sono su una bellissima balconata con tanto di ringhiera, non c'è nessun pericolo reale anche se sotto c'è il vuoto, posso restare qui tranquillo.
  6. Far decantare: per quanto abbia fatto correttamente tutti i passi precedenti, il mio corpo non ha ancora ripristinato l'equilibrio precedente, gliene do il tempo, posso sedermi, stendermi, allontanarmi dalla confusione, bere una bibita fresca, ascoltare della musica.

Ansia e Fobia

L'ansia e la fobia, a differenza della paura, non hanno di per sè una funzione adattiva e utile alla sopravvivenza, non riguardano il funzionamento sano e naturale della persona. È per questo che le ritroviamo nel DSM-V (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), tra quelli che sono definiti i Disturbi d'Ansia.

L'ansia: alleata o nemica

L'ansia ha sintomi simili alla paura, quali l'aumento della respirazione, l'aumento della frequenza dei battiti cardiaci, la tensione muscolare.

L'ansia è uno stato di disagio emotivo, una condizione emotiva stressante e spiacevole. Come la paura, si attiva a fronte di un pericolo che però, a differenza della paura, presume e anticipa.

Nonostante rappresenti una condizione di disagio, in molti casi l'ansia può avere una valenza positiva, nella misura in cui attiva le risorse fisiche e mentali necessarie per fronteggiare una situazione particolarmente stressante e fuori dall'ordinario. Ti sei mai chiesto da dove arrivano quei superpoteri che ti fanno, per esempio, restare sveglio e concentrato a lungo quando il giorno dopo hai un esame o una scadenza importante da rispettare? Ecco, è lì che è subentrata l'ansia, quella buona.

Molto spesso, tuttavia, è negativa in quanto attiva reazioni inadeguate, sproporzionate, inefficaci e non necessarie a fronte di un pericolo temuto, ma non necessariamente reale, futuro e che ancora non può essere affrontato. Ed è cosi che ci blocchiamo, ci congeliamo, immobilizziamo o, al contrario, siamo superagitati, in affanno, ci manca il respiro, non dormiamo e non riusciamo a concentrarci su nulla.

L'ansia diventa un disturbo quando risulta invalidante, interferendo con lo scorrere sano della vita della persona.

È detto che la nostra ansietà non svuota il domani dei suoi dispiaceri, ma soltanto svuota l'oggi della sua forza.
C.H. Spurgeon

La fobia: un'ansia con la mira

Generalmente chi soffre d'ansia è attivato costantemente su diversi fronti, qualsiasi cosa che per chiunque altro sarebbe una banalità, un colpo di tosse, una visita medica, prendere l'aereo, diventa un potenziale pericolo da tenere sotto controllo. La fobia, invece, è un'ansia, una preoccupazione eccessiva associata a un elemento specifico.

Ad esempio, l'acrofobia è la paura delle altezze e si può manifestare in luoghi elevati, come montagne o balconi, su mezzi che vanno verso l'alto, ad esempio in ascensore. Tale paura è vissuta anche in situazioni in cui non c'è un reale pericolo, per esempio dove ci sono misure di protezione e sicurezza, come ringhiere o balaustre, e tutte le volte in cui si ha la percezione del vuoto sotto di sè, come su una scala e su una grata in strada.

È associata alle vertigini, ma è molto di più, causando un forte vissuto d'ansia, caratterizzato da angoscia, terrore, tachicardia, difficoltà a respirare, aumento della sudorazione e sudore freddo, tremori e irrigidimento muscolare.

Prendiamola alla... leggera

Imparare a gestire la paura, come affrontare le proprie ansie e fobie non è semplice e, tuttavia, è ampiamente possibile. Le tecniche terapeutiche elaborate per gli interventi in tale ambito sono numerose e varie. L'obiettivo è quello di realizzare un percorso di consapevolezza, di cambiamento dei propri pensieri e comportamenti nonchè di accrescimento del proprio benessere psicofisico. Un approccio integrato consente di coniugare i contributi dei diversi modelli che si focalizzano maggiormente su un aspetto più specifico. Tecniche gestaltiche, corporee e l'EMDR consentono di bypassare il filtro razionale e arrivare più velocemente al cuore del problema. Attività esperienziali offrono l'opportunità, dopo averci lavorato in uno spazio protetto e rassicurante, di mettersi alla prova e acquisire un feedback positivo e riparativo.

Il primo passo per questo tipo di intervento è accettare di vedere oltre e abbandonare la narrazione fatta di Tanto io sono così.

A volte alla base di questi vissuti ci sono esperienze traumatiche. Molte volte mascherano il desiderio illusorio, perchè è un obiettivo non perseguibile, di tenere tutto sotto controllo. Inoltre, ansie e fobie, diventano un modo per spostare l'attenzione da ciò che realmente ci preoccupa su qualcos'altro che è più concreto e più accettabile e quindi, inconsciamente, più gestibile per noi.

Perchè accettare la sfida? Perchè, se guardi bene, dietro il bisogno, spaventato, di mantenere il controllo, c'è un desiderio fortissimo di lasciarlo andare.

Scrive Milan Kundera in L'insostenibile leggerezza dell'essere

Chi tende continuamente «verso l'alto» deve aspettarsi prima o poi di essere colto dalla vertigine.
Che cos'è la vertigine? Paura di cadere?
Ma allora perchè ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito di una sicura ringhiera?
La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere.
La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta,  è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura.

M. Kundera

Poche pagine più in là, continua:

La vertigine potremmo anche chiamarla ebrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare ad essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.
M. Kundera

E se preferisci cantarlo, come ci piace spesso fare nei nostri percorsi terapeutici, ascoltiamolo sulle note di Jovanotti che nella canzone Mi Fido di Te canta

Forse fa male eppure mi va
Di stare collegato
Di vivere di un fiato
Di stendermi sopra al burrone
E di guardare giù
La vertigine non è
Paura di cadere
Ma voglia di volare

Jovanotti

Il segreto non è smettere di aver paura. Il segreto è avere il coraggio nonostante la paura che, per fortuna, ci accompagnerà sempre.

In questo, talora difficile, percorso abbiamo per fortuna un grande alleato: noi stessi.

Mi fido di te
Cosa sei disposto a perdere?
Eh, mi fido di te

Jovanotti

Siamo noi stessi i nostri più grandi alleati, ai quali si affianca un altro grande supporter, il professionista al quale ci siamo rivolti.

D'altra parte, come era solito dire Edoardo Giusti, mollare il controllo, in fondo, è:

Abbandonarsi a se stessi,
in presenza dell'altro.

E. Giusti.

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Ho una malattia si chiama fantasia: porta quasi all'eresia è considerata pazzia…
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